IL SENTIERO DELLE FONTANE

(Monti di Lonigo)

 

Il Sentiero delle Fontane è stato ideato per valorizzare le caratteristiche peculiari dei Monti di Lonigo, in particolar modo le sorgenti e le fontane, la loro utilità in tempi passati non lontani, e anche, far scoprire e vedere alcuni aspetti di carattere storico, naturalistico,  ambientale e umano.

La realizzazione di questo percorso è stata ideata ed eseguita dal Club Alpino Italiano –  Sezione di Lonigo ed è stata interamente sovvenzionata dalla società Acque del Chiampo SpA e patrocinata dal Comune di Lonigo.

Il sentiero è stato totalmente segnalato con frecce e tabelle: 

 

Si consiglia di percorrere il sentiero il senso antiorario.

Lunghezza 10,5 km – Durata 2:30 ore

 

Tracciato GPX: Sentiero delle Fontane – Monti di Lonigo 

 

Di seguito viene riportata la descrizione del percorso e subito dopo alcune informazioni sui punti di interesse percorsi, a cui si può accedere direttamente selezionando i sottostanti link.

 

 

 

 

DESCRIZIONE DEL PERCORSO

 

Il punto di partenza del percorso è il piazzale del Convento dei Frati Minori di S. Daniele. A piedi si procede per la strada principale in direzione del centro di Lonigo, costeggiando a sinistra il complesso religioso, per poi prendere dopo poco sulla sinistra Via Alberto Giovanelli. Si svolta ancora a sinistra in un passaggio pedonale dopo una leggera curva a destra. Attraversata l’apertura nelle mura di cinta, il percorso procede con delle scalette in discesa e ci condurrà ad incrociare la strada principale asfaltata di Via Sisana. Si gira a sinistra (attenzione alle auto) e dopo poco a destra, in coincidenza di una stradina laterale sterrata, troviamo la Fontana di Via Sisana, detta il “Fontanon”, utilizzata dai residenti fino a pochi anni fa.

Si procede poi sulla strada principale fino ad incrociare la stradina di via Sisana terza, che si imbocca sulla sinistra al termine dell’abitato. La via passa tra il colle a sinistra e dei campi sulla destra. Sempre sulla destra troviamo delle risorgive.

Si prosegue verso nord per la stretta stradina di via Sisana terza, poco dopo si arriva all’incrocio con la strada di via Mons. Migliorini  che scende dalla ex trattoria al Passeggio. Si gira a destra e si sale per la strada asfaltata di via Monte

Consiglio. Qui troviamo sul ciglio della strada sulla destra una pompa per attingere l’acqua. Arrivati al primo tornante si gira a sinistra per una stradina sterrata e poco dopo si prende un sentiero poco visibile sulla destra che si immerge in un campo di ciliegi. Sulla destra troviamo la Fontana di località Motte, chiamata la “Fontanella”. Quasi al termine della valletta, sempre tenendo la destra per stradina sterrata in salita si ritorna verso la strada asfaltata che sale a Monticello di Lonigo. Senza raggiungerla si prende subito il sentiero in salita sulla sinistra, fino a raggiungere una vasca di recupero, detta la “Bearara”, che serviva per abbeverare il bestiame. Si prosegue ancora in salita sulla sinistra fino alla strada asfaltata in prossimità di un capitello. Lo si oltrepassa tenendo la destra e si arriva alla Chiesa Sant’Apollinare di Monticello di Lonigo.

Dal piazzale molto panoramico si scendono le scalette sulla sinistra fino a raggiungere l’“altare salvego” e quindi si prende il sentiero in discesa che riporta sulla strada asfaltata.

Da qui si scende la strada asfaltata, passando il tornante, fino a trovare sulla sinistra,  poco prima di una mura in sasso, la deviazione che porta verso la casa della famiglia Astrini per una piacevole strada sterrata. Arrivati nel pressi dell’abitazione, sulla destra rispetto alla strada, si vede una piccola fontana con lavatoio usata in passato per il fabbisogno dalla famiglia e dei passanti (Fontana da Astrini).

Continuando per la stradina in leggera salita, incrociamo la strada che sale da via Molle, ottimo punto panoramico verso Monticello, Lonigo e la pianura.

Ora si gira a sinistra e si sale per una ripida salita, si superano alcune abitazioni che si lasciano sulla destra, si continua dritti in salita per sentiero e prima di entrare nel bosco sulla destra si possono osservare stratificazioni di rocce vulcaniche effusive. Si entra nel bosco al termine del campo continuando sempre diritti, percorrendo un comodo sentiero che costeggia una boscaglia di alberelli a latifoglia. Finita la salita e arrivati su una strada sterrata, si supera un’abitazione lasciandola sulla sinistra e si prosegue quindi diritti sempre per sterrata tenendo poi al successivo bivio la sinistra fino a raggiungere la strada asfaltata. A questo punto si gira a sinistra in direzione del capitello del Cristo e all’incrocio con la strada che proviene da Lonigo verso località Botteghino. Ora si può fare una consigliata deviazione girando al capitello a sinistra, si oltrepassa un tornante (a sinistra del quale si trova il cimitero di Monticello) e si raggiunge quindi la Fontana del Lavello di Monticello (in questo tratto di percorso si possono osservare sulla destra interessanti stratificazioni di roccia).

Si torna ora indietro al capitello del Cristo e all’incrocio si attraversa la strada e si procede per Via Monte Bandiera. Appena superata la prima abitazione, a destra, facendo una breve deviazione, si può visitare la dolina della Pizzarda (la più grande dei Berici, con inghiottitoio in perfetta efficienza).

Ritornati sulla strada sterrata principale si avanza verso nord, incontrando poco dopo una contrà all’ingresso della quale si trova un capitello. Si sale diritti e appena passata l’abitazione, a sinistra si può osservare il caratteristico pozzo coperto Soldà di proprietà privata. Si prosegue sempre diritti su strada sterrata, tenendo poi la sinistra per raggiungere la strada asfaltata che sale dalla località “Acque”.

Si attraversa la strada prendendo subito la sterrata di fronte, tenendo poi la destra. Si passa per la contrà di Via Ca’ Longhe e poi sempre diritti per sentiero si arriva ad un bivio, tenendo la sinistra in discesa. Si prosegue su sterrata molto panoramica fino all’incrocio di località Palazzo presso cui si trova un interessante complesso architettonico del 1700. All’interno di tale struttura si trova un pozzo costruito con pietra della Lessinia, tipologia a cilindro, rialzato dal terreno di un metro, con sopra una ghiera monolitica in pietra dura, scanalata nella parte superiore con gocciolatoio sporgente verso una vasca di raccolta in pietra; sopra il pozzo c’è una carrucola sostenuta da tre appoggi in ferro, il tutto per recuperare l’acqua all’interno del pozzo e portarla in superficie per essere usata. Il cilindro interno, costruito in mattoni, è a canna circolare e sprofonda sotto il cortile per recuperare l’acqua raccolta in un vascone. Quest’ultimo è costruito anch’esso in mattoni, con la funzione di raccogliere appunto l’acqua piovana che cade sui tetti delle case e sul cortile sovrastante. Si gira ora a sinistra fino ad incontrare la strada asfaltata di Via Rocca e lì si tiene ancora la sinistra in leggera salita.

All’incrocio dove si trova una cabina elettrica si prende a destra in discesa per Via Monte Pimpo. Dopo due tornanti si prosegue diritti per la strada asfaltata in direzione dell’Albergo Trattoria alle Acque (località Acque di Lonigo). Questa  località era famosa nel passato per le sue acque minerali e per il riassetto del terreno di una vecchia cava di argilla. Poco prima si trova sulla destra la Fontana delle Acque, bellissimo e funzionale manufatto utilizzato già dai nostri antenati in tempi passati per il fabbisogno delle famiglie e dei viandanti del posto, strutturato con vasca di raccolta dell’acqua e lavelli per lavare i panni. Dopo la sua visita si ritorna un po’ indietro in salita per la stessa strada asfaltata e poco prima del tornante si gira a sinistra e si scende per Via Scaranto Sordina. 

La strada è asfaltata fino alla prima contrà, poco prima della quale si tiene la sinistra e si scende camminando su fondo naturale di roccia eruttiva. Più avanti la stradina diventa meno dissestata, per poi ritornare a fondo asfaltato. Si oltrepassa il Monte Uccelliera e su un avvallamento si apre una bella visione sul colle di San Fermo, la rocca Pisana e sulla città di Lonigo, si prosegue prima superando un colle e poi in discesa, si attraversa la strada principale che scende da località Acque e dopo pochi metri si arriva al parcheggio del Convento di San Daniele.

Dall’inizio di Via Scaranto Sordina si può arrivare al Monte Uccelliera (Monte della Croce), con una deviazione non segnalata, e nella valle del Corrubbio, sicuramente luoghi molto belli e interessanti, ma confinati in proprietà private e quindi si necessita del permesso per poterli raggiungere.

 

CHIESA E CONVENTO DI S. DANIELE

 

Uno dei romitori francescani esisteva nei pressi di Lonigo già dalla metà del 1200 nel quale si praticava gli insegnamenti del maestro (S. Francesco).

Francesco ricusava insieme ricchezza e potere e respingeva i valori della nuova borghesia e della vecchia feudalità, predicava l’amore fraterno e la rasserenante rinuncia; dall’altro idealizzava la povertà come liberazione da tutte le superfluità del consumismo e della smanie di promozione sociale.

Secondo una pergamena dell’anno 1262 il romitorio leoniceno fu dedicato a S. Daniele.

Poco dopo il 1300 l’ospizio di S. Daniele viene abbandonato per lungo tempo a causa del decadimento dell’ordine.

Nel concilio di Costanza (1414 – 1418) i frati minori chiedono e ottengono di poter professare la regola di S. Francesco in tutta la sua originale purezza. La riforma che ebbe il nome di osservanza fu diffusa in tutta Italia dal Beato Paolo Trici di Foligno, da S. Bernardino da Siena e i suoi discepoli: Giovanni da Capestrano, Marco da Montegallo, Giacomo della Marca e dal Beato Bernardino da Feltre.

Nel 1453 a Lonigo viene costruito un nuovo convento sopra le rovine del vecchio romitorio, con due chiostri, celle e servizi per 12 frati, mentre la chiesa fu consacrata nel 1480, di mediocre grandezza, ad una sola navata e con le travature scoperte, aveva già da un lato tre cappelle. Consacrante fu il Vescovo di Cattaro Bruto de Bruti, luogotenente all’ordinario diocesano, con la presenza del Cardinale Battista Zeno.

Dopo circa cento anni dalla consacrazione, la chiesa ed il convento di S. Daniele erano in buono stato. La chiesa era dotata da atti testamentari, con obblighi o no di messe e concessioni di sepolture adiacenti alla chiesa.

La clausura murata di S. Daniele misurava circa 500 metri di circonferenza, con tre orti, un pozzo, una fabbrica rustica con stalla e portico, la foresteria e circa 6 campi.

La chiesa si presentava con un prospetto del tutto minoritico, aveva una sola navata di metri 31 di lunghezza, compreso il coro e 11 di larghezza più le cappelle laterali.

Nel 1774 i frati di S. Daniele inviarono al comune di Lonigo una supplica per le precarie condizioni economiche che causarono forti restrizioni per la sopravvivenza dei frati, mettendo in evidenza il loro ruolo sociale per la comunità di Lonigo.

Il convento continuò la sua attività fino al giorno della soppressione avvenuta il 10 maggio 1810 ad opera di Napoleone Bonaparte.

Nel 1833 il convento, chiesa, proprietà adiacenti, e arredi sacri, furono messi all’asta e acquistati per 6800 lire al sacerdote Don Giacomo Chiarelli del fu Bernardino domiciliato a Padova.

Alla morte di Don Giacomo Chiarelli e dopo una controversia tra eredi, il sacerdote Don Domenico Toffanin si offrì come intermediario alla compravendita della chiesa e convento di S. Daniele a favore del Ministro Provinciale dei Minori osservanti avvenuta il 5 marzo 1891 per la cifra di 10.000 lire.

I restauri iniziarono subito dopo, diretti da Don Toffanin, e le prime cure andarono alla chiesa riportandola ad un nuovo splendore, seguì subito dopo il restauro del convento con vari ampliamenti e viene anche sistemato il campanile dotandolo di nuove campane.

Il 7 novembre 1892 fu benedetta e aperta al pubblico la chiesa senza pubbliche cerimonie.

Nel dicembre 1892 la comunità religiosa francescana prese possesso del convento e ospitava 21 persone: quattro sacerdoti, un chierico teologo, dodici chierici novizi, due laici professi e due laici novizi. Maestro dei novizi era Padre Osmolowski.

Il 4 ottobre 1897 il Papa Leone XIII riunì le quattro famiglie francescane degli: Osservanti, Collettini, Alcantarini, Riformati, sotto l’unico primitivo ordine di frati minori, mentre venivano mantenute in vita le famiglie dei Cappuccini e dei Conventuali.

Nel 1910 un’altra disposizione Pontificia aggiunse al titolo di frati minori quello dell’osservanza regolare.

Nel 1919 il collegio passò a chiamarsi Priobandato e contava 80 – 90 alunni.

Nel 1927, nel settimo centenario dalla morte di S. Francesco, vengono eseguiti lavori di abbellimento della chiesa e della cappelle laterali.

Nel 1931 fu eretta e addossata alla chiesa la cappella antoniana per ricordare i caduti della Prima guerra mondiale.

 

FONTANA DI VIA SISANA – FONTANON

 

La fontana, detta il “Fontanon”, si trova adiacente alla strada principale, a livello della pianura, è un manufatto di recente costruzione (dopo il 1900) costruito in cemento. L’acqua che alimenta questa fontana proviene dal sottosuolo, viene raccolta su un vascone e poi entra nelle vasche di raccolta, fuoriesce dalla seconda vasca destinata a lavatoio e prosegue alimentando un fossato. Strutturalmente è formata da una iniziale vasca coperta, una seconda vasca per la raccolta e utilizzo delle famiglie, e per abbeverare il bestiame, una terza utilizzata per lavare i panni.

 

POMPA D’ACQUA DI VIA MONTE CONSIGLIO

 

Questa pompa per attingere l’acqua si trova tra Via Migliorini e Via Monte Consiglio, ossia in una valle che si può osservare nel suo intero sviluppo percorrendo la strada di via Sisana terza. Questa valle inizia da località Motte e scende con modesta pendenza fino alla pianura sottostante e raccoglie i piccoli corsi d’acqua che scendono del rilievo collinare soprastante e attraverso un canale scavato nel terreno l’acqua raccolta viene fatta sfociare nei fossati in pianura. Da questo punto di osservazione si può ammirare là in alto la chiesetta di Santo Apollinare di Monticello di Lonigo.

 

FONTANA LOCALITA’ MOTTE – LA FONTANELLA

 

È una piccola e simpatica fontana di recente costruzione che raccoglie l’acqua da una sorgente lì vicino. Poco più a monte è stato costruito un pozzo poco profondo, collegato alla fontana. Il manufatto è costruito in cemento, con vasca di raccolta dell’acqua e un piccolo lavello, la costruzione è di forma semplice, con muretti di protezione da smottamenti del terreno adiacente, il basamento è consolidato da una solida pavimentazione, l’acqua che fuoriesce va ad alimentare una pozza e poi prosegue verso la pianura. Viene chiamata la “Fontanella”.

 

LA “BEARARA”

 

Si tratta di una vasca di recupero, detta la “Bearara”, che serviva per abbeverare il bestiame. Attraverso apposite tubazioni, viene alimentata dall’acqua proveniente dalla Fontana del Lavello posta più monte.

 

CHIESA DI SANT’APOLLINARE DI MONTICELLO DI LONIGO

 

Le origini più remote della piccola frazione di Monticello risalgono alla presenza di un antico castello, appartenente alla nobile famiglia dei conti De Monticelli, che fu distrutto nel 1253 da Ezzelino da Romano. In quello stesso luogo fu costruita la chiesa dedicata a Sant’Apollinare di cui si ha memoria già nel 1275. Nel corso degli anni la chiesa fu ampliata più volte: a fine Cinquecento, nel primo Settecento e negli anni ’30 del Novecento.

Qui la storia è passata in punta di piedi e il turista più attento può cogliere una parte dell’antica identità del paese recandosi nel suo punto più suggestivo: il sagrato dell’originale chiesetta.

La solitudine del luogo permette di isolarsi da tutto: a valle, la grande pianura con i piccoli campanili piantati come spilli a segnalare la presenza dei tanti paesi; a lato, la lunga scalinata che discende nel bosco fino all’insolito “altare salvego”; di fronte, la Chiesa stessa e il campanile che, in due eleganti iscrizioni, ci precisa la sua data di nascita (1709) e quanto questa chiesa campestre sia legata al territorio (“Con l’impegno congiunto del rettore e del popolo sono sorto e innalzo la mia cima fino alle stelle” e “L’inverno distrusse le viti, gli ulivi, i fichi e le noci e i frutti che la fertile Africa produce”).

 

Ad esso appoggiata, la facciata della chiesa è ornata da tre statue di Orazio Marinali: al centro, adagiata su un trono di nuvole, la Vergine ha un cenno di sorriso che ne rende il volto incantevole e ai lati il Battista e Santo Apollinare. A completare l’opera, addossata alla chiesa, un tempo si ergeva la canonica, ma il 10 settembre 1913 un incendio la distrusse completamente. Da quei ruderi anneriti un ventennio dopo sorgerà la nuova ala della chiesa che, se pur rispondente alla necessità di ampliamento, ne stravolge gli spazi. Una volta entrati ciò trova conferma: l’aggiunta del Novecento è mentalmente da cancellare.

Si immagini di entrare dal vecchio portale sì da cogliere l’originaria disposizione della piccola chiesa. Del Cinquecento rimane la sola navata verso l’antico altare maggiore e la piccola sagrestia. Il visitatore, entrando idealmente dal vecchio portale, viene colpito dall’altare maggiore per le ricche volute di marmo bianco e per il piccolo tabernacolo che risalta per le sue linee barocche. La pala che orna l’altare è opera di Costantino Pasqualotto e rappresenta S. Apollinare, S. Giovanni Battista, S. Agata e S. Lucia che assistono all’assunzione della Vergine corteggiata da angeli e putti.

Sulla navata si apre la Cappella del Rosario con l’altare decorato con preziosi intarsi di marmo. Interessante in quest’altare è la porticina del tabernacolo in cui un dipinto ad olio su rame traccia con poche e geniali pennellate una Deposizione sullo sfondo della notte. Su tutto troneggia la parte settecentesca con le magnifiche tele dipinte da Costantino e Giacinto Pasqualotto, incastonate nel soffitto a riquadri lignei. Le tele del soffitto rispettano una precisa disposizione: agli angoli i quattro pilastri della cristianità, gli evangelisti, affiancati dai grandi dottori della Chiesa (Bonaventura, Tommaso D’Aquino, Agostino e Girolamo); poi alcuni fra gli episodi più popolari dei Vangeli (Entrata di Cristo sulla mura in Gerusalemme, Cacciata dei mercanti dal tempio, Il buon Samaritano, Il figliol prodigo, La Samaritana al pozzo, S. Giovanni decollato) per arrivare al centro con la Gloria dei santi in Paradiso che culmina nella sfera celeste attorniata dalla Trinità.

Grazie a chi e con quali elargizioni, questi artisti, tra i massimi esponenti del ‘700 vicentino, fossero stati assoldati per compiere tali opere in un paese così minuscolo, non ci è dato sapere, ma si può certamente affermare che di tutte le chiese della diocesi nessuna ha un soffitto paragonabile a quello di Monticello.

 

FONTANA CONTRA’ ASTRINI

 

È un manufatto di piccole dimensioni e viene alimentata da un apposito pozzo di raccolta posto a monte della strada. È una piccola vasca, costruita in cemento, con lavatoio, la cui acqua veniva utilizzata dai residenti del posto per molteplici funzioni, come per le altre fontane: per il fabbisogno famigliare, per dissetare gli animali domestici, per lavare i panni, per innaffiare l’orto.

 

FONTANA DEL LAVELLO DI MONTICELLO

 

Le notizie più antiche riferita a questa fontana risalgono all’anno 1601, era chiamata Fontana del Covolo perché la sorgente si trova in fondo alla grotta (“covolo”) che si trova dietro la fontana stessa. È la fontana principale del paese e quindi quella più grande e con più vasche, ciascuna delle quali con una specifica funzione. La prima vasca di raccolta fu costruita nel 1791, l’acqua della fonte veniva prelevata dai residenti, ma anche da altri dopo lunghi viaggi nei periodi di siccità. La vasca più antica è costruita in pietra, è di forma rettangolare, l’acqua sgorga attraverso un tubo che collega la fonte alla vasca, adiacente alla vasca sono stati costruiti i lavatoi per lavare i panni con l’aggiunta del tetto di protezione. I lavatoi furono cementificati nel 1957. La prima vasca, sotto il capitello, serviva per la pulizie delle persone e per abbeverare gli animali (utilizzando quindi l’acqua più pulita). La seconda vasca, più grande e coperta, dove l’acqua arriva tramite apposita conduttura, serviva invece per lavare i panni. In fondo a questa vasca sono state ricavate altre due vasche più piccole, dove l’acqua è più sporca, dove venivano lavati i panni più sporchi e quelli utilizzati come pannolini. 

Nei dintorni di questa fontana possiamo trovare i seguenti punti di interesse.

Il capitello del Cristo

Questo capitello viene costruito all’incrocio di strade, secondo le credenze del tempo e la spiritualità delle persone. I capitelli campestri hanno due funzioni: dare protezione alle famiglie residenti, per devozione e intercessione di un santo (capitello devozionale), o come segno di ringraziamento per una fatto straordinario avvenuto (votivo). I capitelli hanno varie tipologie di costruzione, quello del Cristo è un sacello (si può entra in piedi), di modeste proporzioni e sull’altare  è stato posto il Crocifisso.

Il tavolato carsico

Nel territorio comunale di Lonigo, il tavolato si trova nella parte più alta del rilievo con andamento di altopiano e, a causa della sua conformazione geologica (formata da rocce prevalentemente di origine sedimentaria calcareo-marnose), dà origine a fenomeni carsici. Quando piove, l’acqua che cade al suolo penetra nelle fessure delle rocce e scende in profondità fino a trovare strati di rocce impermeabili (tufiti, argillite) che seguendo percorsi in pendenza sotterranei fuoriescano all’aperto dando origine alle sorgenti d’acqua. In questo particolare ambiente naturale si sono formate numerose depressioni nel terreno (doline) facilmente individuabili.

La dolina della Pizzarda

Dalla contrà Pizzarda volgendo lo sguardo verso nord, oltre la strada asfalto, si vede una grande depressione nel terreno a forma di imbuto irregolare (dolina). Sul fondo di questa dolina si trova un inghiottitoio chiamato grotta o Covolo delle Tette. Questa grotta seguendo la lieve inclinazione degli strati a saltelli (non verticali) è percorsa da un ruscello a intermittenza stagionale, raccoglie le acque meteoriche che cadono sul suolo soprastante alimentando così questo modesto corso d’acqua. L’inizio della grotta si trova ad una quota di 131m. s.l.d.m. e dopo aver percorso una distanza di qualche chilometro, fuoriesce, dando origine alla sorgente perenne ai molini di Alonte ad una quota di circa 50 m.

 

POZZO COPERTO SOLDA’ – LOCALITA’ MONTE BANDIERA

 

Questo pozzo, posto in Località Monte Bandiera, fu costruito dopo il 1900 e doveva essere estremamente utile e funzionale ai proprietari del fondo. Una volta individuata la presenza dell’acqua sottoterra (in falda) si è provveduto alla costruzione di un cilindro con pietre e mattoni per una certa profondità, nella parte sottostante è stata costruita una vasca di raccolta, con dei fori per permettere all’acqua di entrare. Il pozzo è stato protetto da una costruzione a volta in pietra, a forma di capitello per impedire al fogliame ed animali di entrare per non inquinare l’acqua del pozzo. Questo pozzo oggi è ancora funzionale e l’acqua si raccoglie con un secchio che viene legato ad una estremità della corda e fatta scorrere in una carrucola fissata in alto del pozzo. Il piano di appoggio del pozzo era stato studiato ad una altezza tale che una volta versata l’acqua in una canaletta in pietra, la stessa confluiva in una vasca posta davanti all’abitazione ed utilizzata per il fabbisogno quotidiano delle persone, nella stalla per dissetare gli animali, e in cortile per innaffiare i fiori, l’orto, e le piante.

Monte Bandiera e riassetto del terreno

Qui al Monte Bandiera ci troviamo alla sommità del monte, e quindi non c’è acqua, fino a poco tempo fa, il terreno veniva coltivato da terziari affidandosi alla generosità del cielo, si coltivava la vite, l’orzo, i piselli, le patate e il sorgo. Di recente sono stati eseguiti lavori di scavo con asportazione  del materiale roccioso sottostante, sono stati realizzati lavori di ricomposizione di terreno  con terrazzamenti piani e con riporto di terreno fertile. La risorsa acqua è stata risolta scavando pozzi in profondità rispetto al terreno, attrezzando l’area con delle pompe che riescono a portare in superficie l’acqua dal sottosuolo. L’acqua viene decantata e attraverso un particolare impianto viene distribuita a goccia-spruzzo sulle radici delle viti.

Contrà di Via Monte Bandiera

Si trova poco sopra la strada asfalto, abitazioni di modeste proporzioni, accorpate linearmente alla strada sterrata a sud, il cortile è pensile sostenuto da una  muraglia di pietre  ordinatamente sovrapposte a vista, al centro del muro una scalinata in pietra che dalla strada sterrata porta alle abitazioni soprastanti, le abitazioni si presentano a bella vista, di recente sono state quasi tutte restaurate, mantenendo la loro tipologia originale, solo in parte sono stabilmente abitate.

 

FONTANA DELLE ACQUE

 

La fontana si trova in località denominata “Acque”, nel territorio comunale di Lonigo, sul rilievo berico in Via Monte Pimpo. Questa fontana in passato era un punto di utilizzo di acqua molto importante per gli abitanti e viandanti del luogo. Da sempre questa sorgente sgorga acqua abbondante e perenne. Questa fontana è formata da una vasca, da un serbatoio di raccolta, da una condotta e da un cunicolo per l’ispezione e la pulizia. La fontana venne costruita in passato, adiacente alla strada che collegava la città di Lonigo ai monti. Dall’osservazione del manufatto, si può dedurre che la costruzione nel suo insieme sia stata eseguita a stralci e in tempi diversi, con l’aggiunta finale di due vasconi “lavatoi” per lavare i panni. La costruzione più antica ne risulta il vascone costruito in pietra tenera di forma leggermente rettangolare, poi viene aggiunto un muretto di testa costruito in mattoni (quasi a voler proteggere la fontana da eventuali frane e dissesti del terreno soprastante), l’area del sito adiacente alla fontana (slargo) è protetto dalla continuazione della spalla della fontana nei due lati, con muretto a secco costruito da pietre sovrapposte. Nella parte a sinistra della fontana è stato costruito con mattoni, un cunicolo a semicerchio che serve per l’ispezione e la pulizia della sorgente. Un muretto era stato costruito tra la fontana principale e la vasca lavatoio sottostante; anche questo muretto aveva scopo protettivo per contenere frane e smottamenti del terreno.
La fontana viene alimentata dall’acqua piovana che cadendo al suolo viene coinvolta da quei fenomeni dovuti alla conformazione del terreno soprastante (calcare nulliporico). Quindi l’acqua che cade al suolo sopra viene inghiottita dal terreno attraverso fratture nella roccia e cunicoli naturali sprofonda fino a venire a contatto con il terreno impermeabile (tufite e argillite), quindi seguendo le pendenze di questi strati di rocce impermeabili fuoriesce all’aperto formando la sorgente. In un primo momento l’acqua viene raccolta in un vascone e poi attraverso un condotto lungo circa una decina di metri l’acqua sgorga nella vasca principale della fontana, poi prosegue il suo corso in superficie e va ad alimentare le due vasche denominate lavatoi, poi l’acqua prosegue verso il fondovalle fino arrivare in pianura e continuare il suo corso per i canali di bonifica.
La fontana delle Acque di Via Monte Pimpo rappresenta un manufatto storico, importante, perché ne rimane una testimonianza del passato vissuto dai nostri nonni.

 

Le ex acque minerali di Lonigo

Nel 1834 il farmacista di S. Stefano Matteo Bassetto, scopre che la sorgente d’acqua in Monticello di Lonigo contiene particolari proprietà salino-ferruginose utile per particolari cure del fisico (disintossicante) se bevuta periodicamente nelle giuste dosi. Questa sorgente è diversa rispetto a quella che alimenta la fontana delle Acque posta poco distante.
Questa scoperta viene diffusa velocemente nel territorio vicentino, favorendo così un discreto interesse. Quindi i cittadini di Lonigo sottoscrivono al comune la necessità di costruire una strada che da Lonigo arriva alla sorgente e oltre per favorirvi la frequentazione. Dopo poco dalla scoperta, questa sorgente cresce di fama e interesse, al punto che i fratelli Rezzadore (proprietari del fondo) fecero costruire un sontuoso albergo in spiccato stile veneziano, richiamandosi ad una architettura rinascimentale in mezzo a piante di alto fusto, dove, all’estate nei periodi caldi, si godeva di un certo refrigerio e rilassamento, esistevano tutti i confort per gli ospiti, con servizio caffè, ristorante, con camere fresche e pulite, tettoia per i cavalli e carrozze, inoltre veniva organizzato un servizio di trasporto clienti di andata e ritorno da Lonigo.
In poco tempo diviene un punto di ritrovo mondano di persone benestanti. Tutto questo durò fino alla Prima Guerra Mondiale, dopo la guerra, la gente continuò a frequentare la fonte e l’albergo ma con meno entusiasmo, era diventato un punto di incontro tra amici, o mete di lunghe passeggiate per ragazzi e famiglie.
Purtroppo, durante dei lavori di ripristino e rifacimento della strada soprastante, fatti nel dopoguerra, la sorgente d’acqua molto esigua è andata perduta.

 

La vecchia cava di argilla

Dall’albergo ristorante alle Acque, se volgiamo lo sguardo verso sud, vediamo una ampia area di terreno coltivabile con un andamento superficiale ondulato con lieve declivio verso la pianura sottostante, in questo posto in tempi passati era attiva una cava a cielo aperto con estrazione di materiale roccioso e argilla a scopi industriali, a fine sfruttamento del suolo, si è cercato di rimarginare il dissesto provocato dall’estrazione, con riporto di terra fertile e quindi, oggi ne risulta un ambiente piacevole alla vista.

 

Il Monte Uccelliera   (Monte della Croce)

È comunemente chiamato Monte della Croce, questo monte si trova a nord – nord est rispetto al convento di S. Daniele, tra Lonigo e Monticello, esso viene ricordato per degli avvenimenti significativi che riguardano la nostra storia devozionale. Gelindo Maran nel 1991 già in età avanzata ci racconta: ero poco più di un ragazzino, allora abitavo a Monticello, la mattina del 6 agosto 1913 di buon’ora mi stavo preparando per andare a fare il chirichetto alla messa quotidiana quando da nord est si alzò il temporale del Fimon, che portò una rovinosa grandinata dopodichè in breve tornò il sereno. Alle tre del pomeriggio, il temporale del Garda da nord ovest non fu di meno, altra schiarita e come se non bastasse, a sera da sud il temporale del mantovan completò l’opera. Aceri  e frassini che allora sostenevano le piantà furono in gran parte scorticati e delle viti non restarono che degli scheletri. Siccome le disgrazie non vengono mai sole, circa un mese dopo, il 10 settembre, un fulmine abbattutosi sulla canonica provocò un incendio, che la distrusse completamente, e a stento si evitò che le fiamme si propagassero alla chiesa di Santo Apollinare che con l’abitazione del parroco formava un corpo unico.

Continua a raccontare Gelindo M.: a preghiera che questo non si ripetesse, vista anche la ricorrenza dell’anno Costantiniano, sedici secoli dal suo editto, si eresse la croce proprio sul colle che sta fra Lonigo e Monticello, le cui genti furono tanto provate. I tronchi in castagno furono squadrati e montati sul posto da un falegname di Lonigo.

A quell’epoca parroco di Lonigo era Monsignor Attilio Caldana e la posa della croce sul monte fu parte delle celebrazioni avvenute in quell’anno in seguito all’iniziativa del Papa Pio X, che con la lettera apostolica Universis Christifidelibus l’otto marzo 1913 ricordava l’editto di Costantino, che portò la chiesa ad uscire da oltre due secoli di clandestinità.

Agli inizi degli anni Settanta la croce ormai fatiscente crollò, fu ripristinata qualche anno dopo come testimoniava una lapide oggi andata perduta.

Per far sì che simili eventi climatici non si ripetessero, diventò tradizione ritrovarsi qui il Lunedì dell’Angelo, all’inizio dell’annata agraria per celebrare una Santa Messa, poi con i doni e le offerte dei fedeli si festeggiava la Pasquetta come di consuetudine. Quest’usanza da qualche decennio è stata purtroppo abbandonata.

 

Testi tratti da:

www.visitterredelgua.it

Monticello di Lonigo. La gente, i luoghi, i ricordi di Silvano Franchetti